martedì 2 dicembre 2008

La rivendicazione

Usa, allarme dell'Fbi: Al Qaeda è pronta a colpire New York


Da qualche parte nel deserto...


Achmed: Forza, sbrighiamoci a fare questo video che siamo già in ritardo sulla tabella di marcia.
Zizzad: Scusa perché dovrei recitare io?

Achmed: Perché io ho portato la telecamera.

Zizzad: Si, ma se recito io poi sarò anche costretto a farmi saltare in aria. Lo sai come funzionano queste cose, chi fa il video testamento poi si deve imbottire il pacco con l'esplosivo.

Achmed: Oh che sbadato, non ci avevo pensato!

Zizzad: ...

Achmed: Mettiamola così, sarai il primo di noi due a perdere la verginità con le 72 pollastrelle che il nostro Dio ci metterà a disposizione nell'aldilà.

Zizzad: Si ma non ti preoccupare, posso anche aspettare e farmi qualche donna navigata nel frattempo.

Achmed: Qui? Impossibile. Dovresti farlo e nel contempo evitare le pietrate.

Zizzad: Hai ragione. Comunque se vuoi lascio a te l'onore di servire Allah e spazzare via un po' di occidentali miscredenti.

Achmed: Ormai ho fatto REC.

Zizzad: Hai sempre la scusa pronta tu. E va bene, procediamo col video.

Achmed: Mettiti li, contro la parete rocciosa.

Zizzad: Qui? Ma c'è del piscio di cammello. Non mi posso spostare?

Achmed: No, altrimenti gli americani poi identificano la zona.

Zizzad: Ma se quelli non sanno manco dove si trova l'Afghanistan su una cartina.

Achmed: Parlo dell'intelligence.

Zizzad: ...

Achmed: La CIA, idiota! Quelli che ci spiano da anni senza mai riuscire a prenderci perché troppo occupati a controllare il petrolio iracheno.

Zizzad: Ah! Potevi dirlo subito che parlavi dei miscredenti adoratori di Britney Spears!

Achmed: Dai muoviamoci che il sole picchia e io ho la pelle delicata.

Zizzad: Ok, ok, mi metto qui. Però così sembra che la pisciata l'abbia fatta io. Che figura ci faccio? Alla CNN già non avranno una buona impressione di me, dato che mi farò esplodere in centro durante il periodo dei saldi, in più devo anche apparire come un integralista incontinente. Mi sembra troppo.

Achmed: Che palle, lagni più di una suora. Prendi il fucile e appoggialo sulla roccia alle tue spalle, così copre la macchia di piscio.

Zizzad: Ottima idea! Così fa molto più professionale.

Achmed: Ti vuoi muovere a recitare questa stramaledette rivendicazione?

Zizzad: Gli occhiali li tolgo o li lascio?

Achmed: Indifferente.

Zizzad: Ok li tengo su, così sembro un uomo di cultura.

Achmed: ...

Zizzad: Pronto. 3, 2, 1, azione! Americani, voi e il vostro dio meritate il nostro disprezzo e per questo ci faremo esplodere nei vostri luoghi di culto: i fast food.

Achmed: Stop! Ma che cavolo dici?

Zizzad: Improvvisavo.

Achmed: Non siamo al Saturday Night Live, attieniti al testo per favore.

Zizzad: Americani! voi e il vostro... non ce la faccio! Questo testo di rivendicazione è un obbrobrio. Chi l'ha scritto Baricco?

Achmed: No, ce l'hanno mandato quelli della direzione centrale. Questo discorso richiede passione ed entusiasmo. Prova ancora.

(Dopo ottanta estenuanti minuti di prove...)

Achmed: Perché non usi un approccio differente Qualcosa per i giovani musulmani...

Zizzad: Ciao, sono Zizzad Jarreah e anche io, quando non mi faccio saltare in aria, ascolto Radio Kabul.

Achmed: Stop! Ma che diavolo era?

Zizzad: Scusa, pensavo alla pubblicità della radio.

Achmed: Dai lasciamo stare per oggi. Inoltre è pure finito il nastro.

Zizzad: E come facciamo per il video?

Achmed: Riproviamo domani. Oppure uso solo le immagini della tua faccia e ci metto sopra l'audio di qualche altra rivendicazione.

Zizzad: Ma gli americani non se ne accorgeranno?

Achmed: Macché, sono anni che i sottotitoli che mettono ai nostri video non c'entrano niente con quello che diciamo in realtà.

Zizzad: Questi americani sono proprio strani.

Achmed: Per questo Allah vuole che li uccidiamo.
 

 
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Pubblicato su "Emme" n°58

martedì 25 novembre 2008

Compleanno in famiglia per Topolino

 
(pics di Tonus)

Lesa (Novara) - La festa per il suo ottantesimo compleanno Topolino ha voluto organizzarla nella sua nuova casa sul lago. Qui alberi e siepi non sono impenetrabili, la scorta c'è ma non si vede, Pluto abbaia e corre avanti e indietro nel parco tra il prato all'inglese dove atterra l'elicottero e l'approdo per il sommergibile (in regalo con i prossimi 4 numeri del fumetto). Centinaia di persone assiepate dietro ai cancelli per tutto il giorno. Tutti ad invocare il festeggiato: Mickey Mouse.

Il topo più famoso del mondo è atterrato verso mezzogiorno con la moglie Minnie, i figli Piermickey, Marina, Luigi, Barbara, e i nipotini Tip e Tap. Baci e flash dei fotografi sotto le pale dell'elicottero pilotato da Paperinik. Topolino mostra un look giovanile indossando i classici calzoncini rossi e le scarpe gialle col tacco che l'hanno reso famoso in tutto il mondo. La moglie Minnie indossa invece un completo bianco con un elegante cappellino che le copre le orecchie e non solo quelle. I figli e i nipotini Tip e Tap vestono abiti color pastello. Sembra quasi di trovarsi in un paesaggio magico alla Mary Poppins o in una allucinazione indotta dall'LSD.
La folla lo acclama, i giornalisti sono in delirio, un reggiseno vola per aria, è quello di Giuliano Ferrara! Topolino si avvicina al cancello d'ingresso e si ferma a lungo a parlare e scherzare.

Qualche foto di rito con le mitiche corna, i soliti scherzi da prete e qualche battutaccia sulle donne; il caro vecchio Topolino appare rilassato e disteso mentre racconta a giornalisti ed amici delle sue ultime esibizioni in giro per il mondo. Parla anche di politica e di attualità facendo le imitazioni di Putin, Obama e Ahmadinejad del quale però non riesce a pronunciarne il nome senza annaffiare i presenti. Gli ospiti rimasti asciutti sono i più divertiti, i giornalisti eiaculano.
Riguardo la sua salute esclama: «nessun malore, potrei farmi 5 topine anche subito ahah!». Poi, dopo un calcio sugli stinchi da parte di Minnie, ritratta: «non l'ho mai detto!». Eh si, Topolino è proprio in forma.

La festa è molto informale, solo con i familiari e gli amici più intimi della Disney. Il pranzo è stato cucinato da Nonna Papera, Pippo intrattiene gli ospiti con musica dal vivo ma, come al solito, combina un guaio stonando tutte le canzoni di Mariano Apicella, migliorandole.
Tra gli invitati riconosciamo Archimede, Qui Quo Qua, Pinocchio (caro amico nonché consigliere personale), le bellissime Cenerentola, Mary Poppins, Aurora e la Sirenetta (tutte "timbrate" come ama dire Topolino), Biancaneve, i sette nani, Brunetta, Peter Pan, Capitan Uncino, Bambi, Simba, Orazio e Clarabella (che si sono auto invitati), Bianca e Bernie, la banda Bassotti, Macchianera, Filippo Facci e Buzz Lightyear. Non invitato invece Di Pietro Gambadilegno.

Dopo pranzo, anche un simpaticissimo spettacolo di burattini per i più piccoli. Tip e Tap sono letteralmente impazziti nel vedere Angelino Alfano combattere contro i saraceni. Anche Brunetta era entusiasta. «Devono divertirsi anche loro - scherza nonno Mickey - facciamo tutto in casa perché è giusto festeggiare, ma bisogna anche risparmiare, altrimenti chi lo sente poi Tremonti?».
Verso le 19.00 Topolino e la sua famiglia si preparano a tornare in città. L'elicottero scende sul prato atterrando sopra il piccolo Bambi. Alcuni si scandalizzano, la chiesa non dice nulla quindi è ok. Prima di partire, Topolino esce a salutare i fans. Ultimi baci e fotografie con alcune massaie che indossano cappellini con le orecchie e la scritta “Topolino Presidente”. Ancora un paio di corna che non guastano mai, e poi via nel cielo al chiaro di luna.


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Pubblicato su "Emme" n°57

lunedì 10 novembre 2008

Il Caso Phoenix

Il robot Phoenix su Marte è in fin di vita. A 158 giorni dal suo sbarco sulla superficie del pianeta rosso, la sonda della Nasa sta soccombendo vittima delle tremende condizioni ambientali. Per questo motivo gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, che dalla terra controllano le sue condizioni, hanno deciso di staccarne in anticipo l'alimentazione.

Il caso di Phoenix ricorda quello di Hal9000 (il computer di bordo dell'astronave di 2001 Odissea nello spazio - ndr), ma è molto diverso. A differenza di Hal9000 che non voleva essere spento, Phoenix prima di partire ha lasciato detto ai suoi costruttori che in caso di problemi non avrebbe voluto rimanere a fare il vegetale su un pianeta più inospitale di un sindaco leghista.

Naturalmente la decisione degli scienziati di staccare la spina ha suscitato forti polemiche negli ambienti del Vaticano. Il Cardinal Bagnasco ha espresso tutta la sua preoccupazione sulla vicenda: "Togliere l'energia ad un robot è come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno".
Per la chiesa la vita va difesa in ogni suo momento poiché sulla vita stessa, e sulla sua interruzione, nessun uomo ha alcuna signoria. Tanto meno degli scienziati che sono ancora convinti che gli uomini si siano evoluti dalle scimmie.
Secondo l'Osservatore Romano, nessun esperto potrebbe, allo stato attuale, dichiarare l’irreversibilità della condizione di stato vegetativo, se non in base ad una scelta puramente soggettiva. E pertanto accusa gli scienziati di volersi sostituire a Dio.

Ma dalla California i creatori di Phoenix ribattono: "Non stiamo evocando una sorta di diritto alla morte, ma un diritto a dire si o no a qualsiasi prolungamento di alimentazione su un robot che ha già il processore spento. Naturalmente ci stiamo muovendo nel più rigoroso, pieno e trasparente rispetto di ogni legge della robotica e del buon senso".

Intanto sia il Movimento dei Robot Cristiani che la Lega degli Ingegneri Robo-Cattolici hanno aderito all'appello di Giuliano Ferrara in difesa della vita di Phoenix. Simbolicamente spediranno un cellulare, un vibratore o un altro oggetto elettronico presso la sede del laboratorio a Pasadena


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Pubblicato su “Emme” n° 55

giovedì 23 ottobre 2008

Uno strano caso

Non avrei mai dovuto accettare questo caso. Un buon investigatore sente sempre l'odore di marcio in certe situazioni, e io avevo sentito odore di fertilizzante misto ad uffici di banca non appena il signor Bopkins entrò nel mio studio. Si proprio lui, Sirius Bopkins, l'uomo più ricco e potente della città. Possiede tutto quello che si può possedere: terreni, fabbriche, industrie, palazzi, banche, televisioni e un gruppo di ambulanti molesti che non ti lasciano in pace al ristorante se prima non comperi una delle loro rose fluorescenti (anch'esse di proprietà di Bopkins ovviamente).
“È lei Jack Black, l'investigatore privato?” chiese non appena varcata la soglia.
“Si sono io” risposi sorpreso di vederlo fuori dalla TV - lo facevo più bidimensionale - pensai.
“Si dice in giro che lei sia capace di risolvere anche i casi impossibili.”
“Una volta aiutai Moccia a ritrovare l'ispirazione per i suoi romanzi. A posteriori però non lo giudicherei un successo.”
Lo invitai ad accomodarsi e mi accorsi subito che doveva trattarsi di qualcosa di molto importante. Una certa tensione traspariva dal tono della sua voce e anche l'abbinamento dei calzini era preoccupante. Gli versai uno scotch e mi tolsi le scarpe per metterlo a suo agio, proprio come consiglia Il Manuale del buon detective.
“Mi dica di cosa si tratta.”
“Ho bisogno che lei rintracci qualcuno per conto mio. È una questione molto importante e piuttosto riservata.”
“Non si preoccupi, so come non dare nell'occhio. Ho un esperienza decennale accumulata nelle docce dei migliori college femminili.”
“Eccellente. Voglio che lei rintracci la mia Etica. Ho commesso l'errore di tirarla in ballo davanti a un sacco di persone e adesso tutti si aspettano che io mi presenti sempre in pubblico con lei. Il problema è che io non ho la minima idea di dove sia finita. Ho chiesto a tutti i miei più stretti collaboratori ma nessuno ne sa niente.”
“La sua Etica - interessante, conti su di me.”
“Si, ma non voglio che si sappia in giro. Per un uomo nella mia posizione sarebbe la rovina. Perderei la fiducia della gente.”
“Non mi preoccuperei troppo della gente se fossi in lei. Non si accorgerebbero neanche di avere un elefante in casa a meno che non lo dica la TV.”
Così iniziai a occuparmi di questo caso. Non tanto per i contanti, pagati in anticipo, che mi avrebbero permesso di estinguere debiti con l'allibratore e con il mio assicuratore (che poi erano la stessa persona), quanto per l'occasione di misurarmi con un impresa davvero ardua. Più difficile della volta in cui un tale mi chiese di pedinare una gallina perché era convinto che lo tradisse con il suo migliore amico.
Bopkins non seppe dirmi nulla di rilevante riguardo questa Etica, così decisi di far partire le ricerche dalle sue aziende. L'intenzione era quella di scovare informazioni tra i collaboratori e i dipendenti. Forse qualcuno si ricordava della sua Etica o magari ci aveva scambiato quattro chiacchiere alla macchinetta del caffè.
Per infiltrarmi senza destare sospetto, mi travestii da giornalista: giacca di tweed, taccuino nero Moleskine e lingua felpata. Un travestimento perfetto. Mi avrebbero persino scambiato per il direttore di telegiornale non fosse stato per i pollici opponibili e una peluria meno invadente.
Mi ci volle un mese per girare tutte le aziende e le società di Bopkins ma non ottenni nulla, eccetto buoni sconto per shampoo in alcuni saloni da coiffeur. Come se non bastasse, Bopkins aveva deciso di controllare i miei progressi e settimanalmente mandava alcuni suoi portaborse che all'ultima visita non solo si informarono sulle indagini, ma ritennero opportuno sondare la resistenza del mio mobilio con l'ausilio di una mazza da cricket.
“La prossima volta toccherà alla tua testa!” mi intimarono con accento mafioso.
“Non siate così precipitosi. Per la prossima settimana avrò di certo qualche informazione o al massimo un casco” balbettai io.
“Sarà meglio per te. Bopkins non ha più voglia di aspettare.”
Ero nei guai. Nessuno aveva visto questa stramaledetta Etica, Bopkins mi tallonava e io non avrei più potuto lavorare in questa città con quella mazza da cricket che fuoriusciva dal mio cappello.
Non rimaneva che dare un'occhiata nella casa di Bopkins, nonostante lui sostenesse di aver già cercato invano. Però secondo Il Manuale, in casi come questi, l'oggetto o la persona scomparsi si trovano sempre nel raggio di pochi metri da chi li cerca, in fondo al cassetto o nella tasca dei pantaloni dentro la lavatrice. Così mi diressi alla villa e rimasi parcheggiato per ore in attesa del momento migliore per intrufolarmi.
Elusi facilmente la sorveglianza delle guardie e dei cani utilizzando sonniferi e bistecche. I sonniferi per i cani. Scavalcai la recinzione come un ninja che scavalca una recinzione e puntai diritto verso l'edificio. Era la villa sbagliata.
Tornai indietro. Scavalcai di nuovo la recinzione come un ninja che scavalca di nuovo una recinzione perché ha sbagliato villa, e andai alla casa di fronte. Niente cani questa volta. Al guinzaglio delle guardie c'era un branco di avvocati. Non era certo la mia serata fortunata.
Senza perdermi d'animo pensai che avrei potuto convincere gli avvocati che le guardie volessero far causa a Bopkins per mobbing. E così feci.
Approfittando della rissa che avevo scatenato, superai il cancello e corsi verso una finestra insperabilmente aperta ma, una volta entrato in casa, restai di sasso innanzi a ciò che non mi sarei mai aspettato.
Una ragazza stupenda, bionda e in lingerie mi stava fissando. Era Jenna, la figlia di Bopkins. Un vero schianto. Una femmina così sexy da togliere il fiato non solo a te ma anche al tuo uccello.
Per non sembrare un idiota farfugliai: “sei la ragazza più bella che io abbia mai visto fuori da internet.”
“Anche tu non sei male, a parte il fatto che non ti conosco e che passi dalle finestre.”
“Oh, ma quello è un vezzo. Prima passavo per i camini ma d'inverno la gente si ostina ad usarli e ho dovuto smettere.”
“Ti andrebbe di scoparmi?” disse, sdraiandosi sulla chaise longue di uno splendido divano in pelle ariana.
“Cosa?” balbettai io ingoiandomi il cappello.
“Ti ho chiesto se ti va di scoparmi.”
“Ma ti porti a letto tutti quelli che passano dalle finestre?”
“No. Solo quelli che non conosco.”
La situazione aveva del surreale. Una parte di me voleva essere professionale e non mischiare il lavoro con il piacere. L'altra parte, quella inferiore, avrebbe voluto invece tuffarsi tra le sue tette in omaggio al carpe diem oraziano e ad uno speciale di Playboy dell'87 che avevo fatto incorniciare.
Ero molto combattuto. Il Manuale d'altro canto parlava chiaro: non è deontologico avere rapporti sessuali con i familiari del proprio cliente, soprattutto mentre si sta discutendo dell'onorario.
Non potevo cedere alla tentazione. Dovevo concentrarmi esclusivamente sul caso.
E mentre ero lì che mi accendevo una sigaretta dopo quattro ore di sesso selvatico, lei mi guardò e disse: “So perché sei qui. Stai cercando l'Etica di mio padre.”
In quel preciso momento, come in una sorta di flashback, mi tornò tutto in mente: la mia indagine, Bopkins, le aziende, i portaborse, le ville, i cani, le tette, il cricket!
Pensai che di lì a qualche ora Bopkins si sarebbe presentato nel mio ufficio, attorniato dai suoi gorilla, smanioso di vedere i frutti del suo investimento; e io non avevo trovato nulla.
Chiesi disperatamente a Jenna di dirmi tutto quello che sapeva riguardo a quella dannata Etica.
“So quello che mi ha raccontato mia madre” disse lei. “Si tratta di una vecchia storia risalente ai tempi in cui mio padre si esibiva come sguattero sulle navi da crociera e nel tempo libero truffava i passeggeri anziani subaffittando le sdraio sul ponte. Già allora la sua Etica non riusciva a sopportare quello stile di vita e finì col gettarsi in mare.”
“Una storia interessante. Ma non mia aiuta di certo a portare a termine l'incarico.”
“Cavoli tuoi. Adesso però sloggia che tra poco arriva il mio maestro di yoga agonistico.”
Mi rivestii in fretta pensando ad una soluzione che avrebbe lasciato al contempo Bopkins soddisfatto e me vivo. Guidai fino al mio studio ma non feci in tempo ad entrare che bussarono alla porta: era Bopkins.
“Salve signor Bopkins, come va? Vedo che ha portato i ragazzi.”
“Taglia corto Black! Ho la limousine in un parcheggio per handicappati. Hai o no quello che ti ho chiesto?”
“Si, certamente!” Stavo bluffando. Non avevo neanche una balla da raccontargli figuriamoci la sua Etica. Non potevo dirgli per l'ennesima volta che non avevo trovato niente perché mi avrebbe fatto uccidere. Ma non potevo neanche dirgli della storia che mi aveva raccontato la figlia dopo essermela scopata perché mi avrebbe fatto uccidere con le sue mani.
“Vado subito a prenderla” dissi. E mi infilai nel bagno in tutta fretta.
E mentre ponderavo se scappare attraverso il water o dimostrare maggiore dignità infilandomi nel condotto di areazione, lo sguardo mi cadde su una saponetta bianca a forma di koala che faceva capolino da una mensola vicino al lavabo. Pensai che forse avrei potuto fregare Bopkins. Sin dal primo giorno non mi era sembrato molto pratico della sua Etica dato che non era neanche riuscito a descrivermela.
Così presi la saponetta e una discreta dose di coraggio in polvere, e tornai nell'altra stanza.
“Eccola qua la sua Etica signor Bopkins!” esclamai con un sorriso naturale come una paresi.
“È proprio sicuro che si tratti della mia Etica?”
“L'ho trovata in un vicolo che organizzava un giro di elemosine con alcuni falsi invalidi. Non può che essere lei.”
“Si, in effetti ha qualcosa di familiare” proferì Bopkins in un sollievo che rilassò il lifting del suo viso.
Non potevo crederci, ci era cascato! Un altro caso impossibile brillantemente risolto. E come declama Il Manuale, quello che conta è la soddisfazione del cliente.
Bopkins fu talmente contento di riavere la sua Etica che si ripromise di portarla sempre con sé, nella tasca destra dei pantaloni. Spero solo non si dimentichi di tirarla fuori prima di metterli in lavatrice, perché la garanzia dell'agenzia non copre questo tipo di eventi.

 
(pics di Ste)


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